“Il giro del mondo in 80 giorni” di Loïc Dauvillier e Aude Soleilhac, Tipitondi (Tunuè)

agirocopDa ragazzina ho letto diversi romanzi di Jules Verne. Contagiata dall’amore di mio padre per i racconti d’avventura e dai suoi ricordi d’infanzia legati ai libri dell’autore francese, mi sono persa, come lui prima di me, nelle pagine di “Ventimila leghe sotto i mari”, di “Dalla terra alla luna” e “L’isola misteriosa”.

Autore della seconda metà dell’ottocento, più che prolifico, dalla fantasia fervida e spesso precorritrice dei tempi, meticoloso nello studio e nella scrittura, appassionato viaggiatore, Verne è famoso in tutto il mondo e i suoi romanzi, nonostante siano oramai datati e, per forma, non appaiano più attrattivi e, per contenuto, visionari come erano fino a qualche decennio fa, vengono ancora letti, diffusi e apprezzati, e incuriosiscono anche le odierne giovani generazioni.

Tanti sono gli adattamenti, le riduzioni che ad essi si sono ispirate, come svariati sono anche i film, le opere teatrali, i cartoni animati; talmente tanti che i libri di Verne risultano, ancora oggigiorno, familiari anche a chi non ne ha mai preso in mano uno e serbano ben stretto un imperituro potere di suggestione e una loro distinta modernità.

Se proprio opera tratta dal libro deve essere, perché non rivolgersi al fumetto? Fumetto di qualità, si intende, come quelli che sanno ben fare gli amici di Tipitondi, collana di graphic novels dell’editore Tunuè, della quale abbiamo già avuto modo di parlare, piacevolmente, su queste pagine (per chi se lo fosse perso, può fare un giro qui e qui).

Mi riferisco all’adattamento di una delle più famose – forse la più famosa – opera di Jules Verne alla forma del fumetto: “Il giro del mondo in ottanta giorni” di Loïc Dauvillier e Aude Soleilhac.

La storia è quella ben nota. Il ricco gentleman inglese Phileas Fogg, metodico e solitario, si trova a stringere una coraggiosa scommessa con i suoi amici di circolo: riuscirà a compiere l’intero giro del globo in soli ottanta giorni sfruttando a suo favore i moderni mezzi di trasporto che, sostiene lui, hanno reso la terra più piccola e facilmente percorribile.
Il tutto per un palio di ventimila sterline, cifra cospicua all’epoca, tanto quanto azzardata appare l’impresa.

Fogg, nella sua precipitosa partenza, trascina con sé il domestico appena giunto a suo servizio, il francese Passepartout, che inizialmente pare restio ma che, ben presto, si getta nella missione anima e corpo vivendola con passione e difendendone la riuscita con ardore.
Purtroppo, oltre allo stupore della gente e a varie puntate contro o a favore, l’impresa improvvisa e stravagante attrae anche qualche sospetto da parte di Scotland Yard. La polizia inglese, infatti, ritiene che dietro le vesti impeccabili di Fogg si possa celare un misterioso rapinatore di banche e che il viaggio non sia altro che un modo, originale, di sfuggire alla giustizia.
Viene quindi messo sulle orme del gentiluomo, presunto o tale che sia, l’ispettore Fix che, imbarcandosi sulle stesse navi e correndo sugli stessi treni dei suoi sospettati, finirà per intrecciare le sue vicende alle loro, in una serie di incontri e scontri spassosi e divertenti equivoci.
Ai tre viaggiatori si aggiunge poi ben presto un quarto personaggio: la bella Auda, fanciulla indiana salvata dai nostri eroi dal sacrificio cui era destinata  e in grado ben presto di rendersi indispensabile compagna di viaggio, premurosa, cara a tutti e in particolar modo al cuore del – in apparenza imperturbabile – protagonista.

Tra rigorose tabelle di marcia, incredibili imprevisti, marce nella giungla, fughe rocambolesche, attacchi pellerossa, smarrimenti improvvisi, curiose coincidenze, e altro ancora, i quattro compiranno davvero l’intero giro del mondo, muovendosi da ovest verso est, visitando – sempre di gran carriera – le Indie, la Cina, il Giappone, per tornare poi, attraversando le Americhe, fino alla città di Londra.
In tempo per vincere la scommessa? Ebbene sì! Complice la rotazione terrestre, i fusi orari e le ventiquattrore che, viaggiando verso levante, hanno potuto guadagnare…

L’albo di Dauvillier e Soleilhac ha il pregio di riuscire a ben rendere una storia così complessa e movimentata  – oggetto di un romanzo piuttosto poderoso – nella forma del fumetto, senza per questo perdere in chiarezza, atmosfera e caratterizzazione di situazioni e personaggi.

Le vignette si susseguono in maniera armonica e fluida, con un linguaggio gradevole e avvincente e un ottimo senso del ritmo e dell’azione.
Per nulla caotiche o approssimative, riescono a ben rendere le caratteristiche dei singoli personaggi, dall’eleganza e la calma di Fogg, alla dedizione e la veemenza di Passpartout, dalla leggiadria e la dolcezza di Auda, alla simpatica goffaggine dell’ispettore Fix.
Ancora, forniscono al lettore un quadro avvincente del susseguirsi degli avvenimenti, piuttosto chiaro anche là dove gli intrecci della trama potrebbero rendere difficile la sintesi.

Il linguaggio delle immagini inoltre, non rinuncia ad essere divertente ed ironico, regalando all’opera una piacevolissima veste di modernità e scanzonatezza, di brio e vivacità.

Di seguito riporto alcune tavole estratte dall’albo e vi invito, qualora foste incuriositi e vi trovaste a sfogliarlo dal vero, di soffermarvi – prima o dopo la lettura – sulla bella introduzione scritta da Jean-Paul Dekiss, Direttore del Centre International Jules Verne, nella quale viene, con amore, rivelato il segreto del grande e intramontabile successo del romanzo originale di Jules Verne.

 

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(età consigliata: dai 10 anni)

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