“La squadra dei miei sogni” di Sergio S. Olguìn, Feltrinelli Kids

Un romanzo i cui ingredienti sono avventura, storie di calcio e primi amori è destinato di certo a riscuotere successo tra i ragazzi nella fascia di età adolescenziale e preadolenscenziale.
Se poi, come questo di Sergio S. Olguin, offre una storia avvincente, con una morale di crescita, amicizia e riscatto dei più deboli, oltre che uno spaccato sociale della Buenos Aires più povera, è di certo destinato ad essere considerato una buona lettura, da qualsiasi parte lo si osservi.

Ariel è argentino, ha quattordici anni, frequenta la scuola con discreti risultati, ama il calcio che pratica insieme ai suoi due migliori amici, Pablo ed Ezequiel. Un vita normale, tranquilla. Almeno fino a quando non comincia a lavorare, dopo lo studio, nel negozio di ortofrutta dello zio, situato in un quartiere molto povero della città, nei pressi di una delle famigerate bidonville, Villa Fiorito. Qui conosce una ragazza, Patricia detta Pato, che vive proprio in una delle baracche all’interno del perimetro pericoloso della zona malfamata. I due giovani si innamorano e tra passeggiate e primi baci, Patricia racconta ad Ariel che il padre custodisce in casa un piccolo tesoro. Si tratta del primo pallone con cui, da bambino, si allenò Diego Armando Maradona, regalato dal campione al genitore in nome di un’amicizia nata, da ragazzini e vicini di casa, tra le strade sterrate della bidonville.
L’idillio di Ariel e Pato non è però destinato a durare molto. Da un lato le angherie della corrotta polizia locale, che minaccia e impone tangenti allo zio del ragazzo. Dall’altro un infarto del papà di Patricia, unico genitore rimastole dopo la fuga della madre con un altro uomo. Fortunatamente l’uomo sopravvive all’attacco di cuore, ma durante la sua assenza, alcuni esponenti del clan mafioso che spadroneggia nella zona – del quale fanno parte anche i poliziotti corrotti – rubano il pallone di Maradona.
E’ il giovane protagonista ad offrirsi, in una caldissima e afosa vigilia di Natale, di recuperarlo e a lanciarsi in un’impresa rischiosa e impossibile, insieme ai suoi amici del cuore e al suo compagno di bottega, Pinocho, ragazzo dal buon cuore, generoso e leale e, soprattutto, gran conoscitore dei pericoli del quartiere delle baracche. Pinocho è in grado di suggerire la strada migliore per arrivare al covo dei Gardelitos – questo il nome del clan -, un percorso lungo e tortuoso, studiato appunto per evitare il maggior numero di brutti ceffi e di rischi.
Il viaggio attraverso la bidonville assume a questo punto le caratteristiche di una discesa negli inferi, di un percorso avventuroso nei meandri di un mondo diverso, dove le regole non sono quelle usuali, dove bisogna sempre stare all’erta e non abbassare mai la guardia. Un tragitto popolato da personaggi inusuali, alcuni da cui guardarsi con attenzione, altri il cui intervento risulterà salvifico. Un passaggio in un luogo dove nulla è ciò che sembra, dove la polizia sta dalla parte dei violenti e li protegge, dove i bambini sono pericolosi come gli adulti, dove chi è più forte si arroga il diritto di distruggere con una ruspa le case altrui, dove ognuno viaggia armato e una partita di calcio può assumere le caratteristiche di una battaglia per la sopravvivenza.
Tra tante avventure i nostri quattro eroi arriveranno alla meta anche se la vittoria passerà attraverso una ribellione collettiva che conquisterà, oltre all’agognato pallone, anche un po’ di pace e tranquillità per il quartiere.

Racconto di piacevole lettura, scritto con un stile pacato ma che riesce ugualmente a rendere partecipi dei molteplici colpi di scena. Attraverso gli occhi di Ariel si dipanano situazioni ed emozioni, personaggi ed intrecci che trascinano il lettore tra le strade polverose di una Buenos Aires povera ma dignitosa, vessata ingiustamente da piccoli e grandi prepotenti, mafiosi e bulli di turno, a rendere ancora più difficili le condizioni di una vita già di per sè arrangiata e precaria.
Ma il romanzo è ricco anche di spirito di amicizia, lealtà, sani principi sportivi, sentimenti amorosi nel pieno sbocciare, con tutta la tensione del corpo e dei sensi che ne consegue.
Il viaggio di Ariel e dei suoi amici nelle profondità più scure e vietate della bidonville è anche un percorso di crescita, di maturazione, attraverso l’assunzione di responsabilità, la presa di coscienza della realtà e il superamento dei pregiudizi.

(età consigliata: da 11 anni)

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