Da non molto è arrivato anche in Italia questo divertentissimo albo scritto dall’autore inglese John Yeoman e illustrato dal maestro dell’illustrazione Quentin Blake.
La storia, come ci racconta lo stesso Quentin Blake, nel primo risguardo di copertina, risale agli anni 70 e ne porta le tracce. E’ infatti piacevolmente ribelle, scanzonata e caoticamente gioiosa. Portatrice sana di semi di buon femminismo e con una conclusione che è un fanciullesco inno alla vita comunitaria.
Sette lavandaie sono costrette a lavorare con ritmi inumani da un tirannico datore di lavoro, interessato ai soldi e per nulla ai diritti delle sue lavoratrici. Ed ecco che giorno dopo giorno arrivano pile e sacchi di robaccia sporca da lavare. E siamo ai tempi in cui non esistono ancora le lavatrici. Quindi le sette disgraziate sono costrette a scendere al fiume e – lava, insapona, sbatti, strizza, stendi e stira – trascorrono le loro tristi giornate.
Fin quando il vaso non si colma. “Perché non ce ne andiamo e basta?” propone una delle sette, forse la più sveglia. Non ci avevano mai pensato! Ma sì! Felici come pasque si impossessano del carrettino delle consegne e via! Piene di gioia per la ritrovata liberà non si fanno scrupoli di sovvertire un pochino l’ordine pubblico, schiamazzando, appropriandosi dei beni di prima necessità, compiendo allegre razzie un po’ qua e un po’ là. Tanto scatenate e indomite che ben presto si fanno un nome terrorizzando gli abitanti dei paesi per i quali si trovano a passare.
Tutti le temono tranne….sette forzuti taglialegna che decidono di affrontarle spaventandole. Si arruffano i capelli, si dipingono la faccia di nero, si insozzano ben bene per mettere loro paura. Ma le sette donne non si lasciano ingannare: sono in fin dei conti sempre lavandaie e sanno riconoscere lo sporco quando lo vedono! Afferrano quindi i sette omoni (che presi di sorpresa non riescono a reagire) e….li lavano al fiume! E sapete cosa scoprono? Che lindi e pulitini sono proprio graziosi! Decidono quindi di sposare i taglialegna e di restare a vivere tutti assieme sui monti.
Nell’ultima figura del libro si vedono lavandaie e taglialegna impegnati nelle varie mansioni. Ma, badate bene, non ci sono lavori da maschio e da femmina: qui tutti fanno tutto. Ci sono taglialegna che fanno il bucato e che badano ai bambini, come ci sono lavandaie con la scure in mano (e viceversa: i ruoli sono di tutti, non invertiti)….come è giusto che sia!
L’albo ha un taglio orizzontale con le illustrazioni che dominano rispetto al testo, sovente occupano l’intera doppia pagina, altre volte sono confinate in cornici rettangolari. Si tratta di figure in classico e riconoscibilissimo stile Quentin Blake. Come non amare il grande illustratore che ha dato le immagini ai libri di Roald Dahl e di Bianca Pitzorno? Divertenti, ricche di dettagli ma mai sovrabbondanti, con il tipico uso del tratto e del colore e la consueta simpatica, semplice e allo stesso modo espressiva resa della figura umana. E l’ineguagliabile senso del movimento.
Anche se è una storia da poco arrivata in Italia direi che è difficile pensarla illustrata da un altro artista; come scrive lo stesso Yeoman nell’ultimo risguardo di copertina: le lavandaie disegnate da Quentin Blake sono esattamente come avrebbero dovuto essere.
Il messaggio della storia, pur avendo un sapore deliziosamente appartenente ad altri tempi, è ancora attualissimo. Tra le righe di una storia scanzonata e divertente ci sono temi importanti, come lo sfruttamento dei lavoratori, il femminismo, la ribellione, le differenze di genere e la riflessione sui ruoli maschili e femminili. Ma anche no! Il racconto può essere anche semplicemente letto facendo qualche risata insieme ai bambini. Risata giusta però, dalla parte dei più deboli e con qualche seme di pensiero futuro.
(età consigliata: dai 5 anni)
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un libro che piace tantissimo alla mia bimba, Anna, di quattro anni: lo leggiamo e rileggiamo, le illustrazioni sono molto azzeccate ed è divertente provare ad abbinare i nomi giusti alle sette lavandaie! Ho notato che questo testo, anche se la mia bimba è ancora piccola, è stato lo spunto per riflettere sul lavoro, sui ruoli e sulle differenze di genere..perchè non è mai troppo presto per diventare piccole “Ernestine”!!
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